Abbiamo vissuto, almeno fino all’anno scorso, con l’idea di poter controllare la realtà quasi in maniera onnipotente, ma ad oggi, vista la Pandemia in corso, ci dobbiamo confrontare con una verità diversa dalle aspettative.

Non abbiamo il controllo di nulla e il virus potrebbe colpire chiunque ed escludere nessuno. Questo ci fa sentire smarriti, spaesati, in balia delle paure più assurde, rischiando di diventare narcisisti.

Vi faccio esempi di letterature passate che però ci possono aiutare meglio a capire il periodo che stiamo vivendo: I Promessi Sposi di Alessandro Manzoni e La Lettera Scarlatta di Nathaniel Hawthorne.

Nel capitolo 31 de I Promessi Sposi il Manzoni ci parla dell’epidemia della peste, portata dai “Lanzichenecchi”. Possiamo leggere una descrizione quasi psicologica dei comportamenti umani, che sfiorano la follia quando arrivano eventi spiazzanti come questo. Il Manzoni descrive come in quel periodo prevale il giustizialismo, l’individuazione di un capo espiatorio che diventa untore e vittima predestinata; prevalgono la calunnia e l’ingigantimento di notizie false ( oggi comunemente definite fake news) verso persone innocenti.

Allora mi pongo delle domande forse ovvie o scontante ma che fanno riflettere: chi è l’Altro per ciascuno di noi? Come ci rapportiamo con gli Altri? Sappiamo chi siamo come individui e come società?

Altro romanzo letterario famosissimo: La Lettera Scarlatta, ambientato alla fine del 600, in cui una donna vedova diventa madre di una bimba e per questo viene additata come ADULTERA dato che nessuno sa chi è il padre. Questo evento scuote un’intera comunità puritana che si interroga sulla vita privata della donna mettendo in discussione la sua integrità morale. In un primo momento l’autrice sembra dirci essere Hester la colpevole, colei che ha sbagliato, ma soffermandosi a ragionare, si comprende che è la società a condannare Hester al suo destino: Hester lotta per la sua singolarità contro una comunità che la riduce a capro espiatorio.

La lettera scarlatta non ha un solo significato, l‘interpretazione dipende dal suo “portatore” e in questo caso dal suo lettore che può condannare o liberare.

In questo caso, come nei Promessi Sposi, possiamo constatare che nei momenti di maggior difficoltà gli uomini tendono a regredire ..e la Pandemia ha fatto proprio questo!

Mi ricordo che lo scorso anno qualcuno diceva: “ ne usciremo migliori”.

No, decisamente non ne usciremo migliori, ma anzi potremmo peggiorare una situazione già critica. Già un anno fa non ero ottimista … vedi il mio articolo dello scorso anno…(clicca qui).

La paura, la sofferenza, il dolore, l’incertezza del futuro non possono e non devono essere le scusanti di comportamenti “discriminanti”. Durante la prima ondata, ci consideravamo un’unica comunità che combatteva contro il nemico collettivo, quel virus brutto e cattivo giunto dall’altra parte del mondo, che metteva in dubbio le nostre giornate, la nostra libertà, la nostra salute. Dov’è finito il grido di speranza che veniva diffuso dai balconi, non c’è più traccia dello spirito che ha fatto sentire gli italiani un popolo unito, la voglia di condividere e/o collaborare per cercare e trovare una via comune da intraprendere, c’è solo rabbia, paura e odio accecante, sicuramente alimentati da ignoranza e scetticismo, da delusione e frustrazione, da dolore e terrore.

Mattarella disse qualche mese fa: “Si uscirà da questo incubo, non so dire se migliori, ma solo se ognuno farà la sua parte nel rispetto degli altri.”

Posso dire con molta tranquillità che tutto ciò è difficile, soprattutto quando non sai cosa ti sta per accadere, soprattutto quando c’è chi pensa che il Covid sia un’onta, qualcosa di cui vergognarsi, quasi una colpa.

Dopo un anno di pandemia a me personalmente fa paura un pensiero del genere, mi sembra di tornare ai romanzi citati in precedenza, dove la comunità condanna, dove la comunità quasi arriva al “linciaggio” perchè il tampone è risultato POSITIVO (e mai avresti pensato a ciò).

Bisogna fare però distinzione tra positivo con sintomi e asintomatici:

  • Positivo CON sintomi è colui che manifesta sintomi come febbre, tosse, dolori articolari, debolezza

  • Positivo asintomatico: individuo che contrae il virus, ma non manifesta i SINTOMI della malattia COVID-19 e in rari casi trasmette la malattia. (Cit. www.ospedalebambinogesù.it )

Ecco: per nostra fortuna la mia famiglia ed io abbiamo contratto il virus in modo asintomatico. Appena in paese si è diffusa la notizia… è scoppiato il panico!

Ho ricevuto diversi messaggi di cui sono rimasta basita, dispensando consigli su come avremmo dovuto comportarci (ormai nell’era della tecnologia siamo tutti virologi o medici); qualcuno si è addirittura improvvisato investigatore per ricostruire il dove/come/quando avremmo contratto il virus; molti ci hanno intimoriti riportandoci voci di paese che ci segnalavano come untori oppure come sconsiderati perché eravamo stati poco cauti ( “..con tutti i positivi che avevate intorno..” – come se avessimo dato festini privati in cui l’ingresso era riservato solo a coloro che avevano il Covid-19!).

Forse la comunità si è immaginata fossimo felici di averlo contratto, di averlo portato in paese e averlo divulgato con coscienza.

Non ci si rende conto di quanto la cattiveria, l’egoismo e l’insoddisfazione in questo momento hanno vita facile.

Avrei preferito che tutti fossimo risultati positivi e invece la nostra famiglia si è divisa a metà. La nostra casa si è dovuta dividere in due, per tutto il periodo dell’isolamento e anche il mio cuore si è dovuto dividere. Non poterci abbracciare benchè fossimo tutti sotto lo stesso tetto non è stato semplice, non poter mangiare insieme, trovare il modo di far passare le giornate ai tuoi figli senza però che stessero troppo vicini non è stato facile, passare le giornate isolati sapendo che nel mondo esterno si stava covando avversione per la nostra famiglia, non è stato semplice.

Come ho detto ad alcuni conoscenti, ho compreso la paura per i propri cari, ho compreso lo sgomento per la notizia quando sembrava che la comunità l’avesse scansata, ma calunniare, calpestare e offendere una famiglia, questo no. Consapevole che molte altre famiglie si saranno ritrovate in questa stessa situazione, mi domando che fine hanno fatto quei momenti in cui si urlava dai balconi per incoraggiarci a lottare insieme, le candele accese simbolo di unione, gli arcobaleni appesi alle finestre… dove sono finiti? Nell’indifferenziato o in qualche cassetto in soffitta?

Forse lasciamo che la paura e l’ignoranza si prendano a braccetto e dilaghino dentro di noi?

Fermiamoci a pensare e immedesimiamoci nell’Altro perché, come dicevo all’inizio, questo virus non guarda in faccia nessuno, perchè dividersi non porta a nulla, perchè l’Altro potremmo essere noi.

“Non siamo proprietari di niente. Il giorno inizia e finisce comunque, senza il nostro consenso. Non siamo padroni del tempo, solo padroni del dargli un senso” (Luigi Augusto Belli)

Non scordiamolo.

Happi

 

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